Considerazioni sul 3° Seminario "Il testamento nelle malattie neurologiche, psichiatriche e negli stati psicopatologici"


Pubblicata il 14-06-2022

L’11 giugno 2022 si è svolto il terzo Seminario sul Testamento nelle malattie neurologiche, psichiatriche e negli stati psicopatologici, in presenza e online, modalità cui hanno aderito in tantissimi. 

Come sempre il convegno è stato aperto dai saluti del Preside Raffaele Di Muro, dando inizio ad una lunga ed interessante giornata all’insegna del confronto e della conoscenza.







I primi due interventi, rispettivamente del Dott. Fusaro e del Dott. Barone sono stati di presentazione e  introduzione al testamento, sottolineando la sacralità data allo stesso dalla legislazione,  l’importanza che la grafopatologia riveste in sede di esame degli scritti, nonché la fondamentale attenzione che deve essere posta dal Notaio per poter svolgere  eticamente il suo ruolo in questi casi, attenendosi ai codici deontologici.




Con il Dott. Zavattaro, invece, si è toccato il tema relativo alla multidisciplinarietà dell’analisi di un testamento. Portando in esame un caso pratico, ha illustrato la fondamentale importanza dell’impiego di  attrezzature preposte alla rilevazione di caratteristiche fisiche specifiche per poter trovare eventuali differenze sostanziali. Nello specifico,  l’impiego  di diversi spettri IR o con fluorescenza IR per individuare l’utilizzo di due o più penne, quindi di inchiostri, nella stesura del testo (come nel caso di specie) o  rilevare scritture latenti nel foglio, grazie all’ESDA (Electrostatic detention apparatus), constatare cancellazioni di tipo chimico con l’osservazione tramite luce UV o più “semplicemente” osservare il documento tramite luce radente, utile a rilevare pressioni o solchi ciechi o luce trasmessa, che consente di vedere il foglio in trasparenza.




L’intervento del Dott. Schirinzi ha fatto luce su un fenomeno estremamente frequente in neurologia, ossia il tremore, il primo tra i disordini del movimento. Esso innanzitutto è un movimento involontario, oscillatorio e ritmico di gruppi muscolari antagonisti, che solitamente coinvolgono mani, testa, il viso, il tronco e le gambe e che può dipendere da diverse cause e avere, dunque differenti caratteristiche cliniche. Alcuni rappresentano essi stessi una patologia, altri invece, classificabili come secondari, sono conseguenti ad una patologia o ad un eventuale stato particolare del soggetto, si pensi al tremore fisiologico dovuto all’ansia. Da qui, l’importanza dell’anamnesi, dell’individuazione delle caratteristiche specifiche, dei segni associati, dell’esecuzione di ulteriori esami di laboratorio quali, ad esempio, la scintigrafia o  l’EMG (elettromiografia), nonchè l’accertamento di come si manifesti il tremore e quando si presenti, ossia, se “a riposo” , come nel Parkinson, malattia neurodegenerativa con tremore “posturale”  o durante il movimento volontario, caso in cui si parla, invece, di tremore  “cinetico”. I tremori assumibili sotto la definizione di “parkinsonismi” sono sindromi aventi sintomatologia comune al Parkinson, dovuti, quindi,  comunque ad un’alterazione del network neuronale, senza però portare ad una progressiva degenerazione della stessa. Tra i diversi tipi di tremore, oltre 20, possiamo elencare quelli classificabili come essenziali, focali, distonici o dipendenti da malattie cerebellari. Altri tremori sono, ad esempio,  i cosiddetti “task specifici” ossia quelli legati ad una particolare posizione delle mani assunta ripetutamente nel tempo e presentati da particolari categorie, come ad esempio gli artigiani o musicisti. Ne consegue la necessità di individuare il  trattamento adatto ad ogni tipo di tremore per dare al paziente il miglior sostegno possibile.




Il Dott. Cardinali ha portato all’attenzione dei presenti l’importanza del gesto motorio nelle malattie neurodegenerative, in aumento nei giorni nostri. Dopo la definizione dello stesso, specificando innanzitutto che il movimento ultimo dipenda dal tono (muscolare), postura ed equilibrio, ha ricordato un secondo punto fondamentale, ossia la variabile psicofisica che concorre alla produzione del gesto stesso. Dunque, quando la neurodegenerazione aumenta a sfavore della  produzione di nuovi neuroni e sinapsi, si hanno ripercussioni importanti sulla salute del soggetto. Alcune patologie derivanti da questo stato sono la SLA, l’Alzheimer, la Corea di Huntington, il Parkinson e le Atassie, in cui si presenta una vulnerabilità selettiva ed è necessario osservare attentamente le correlazioni anatomo-cliniche per poter poi stabilire un trattamento specifico da somministrare al paziente. In tutte queste patologie si hanno importanti alterazioni del tratto grafico, che, a seconda della diagnosi, presenteranno caratteristiche differenti, ma tutte correlabili al tremore presentato dal soggetto.




Con il Dott. Balestrino, invece, si è focalizzata l’attenzione sulla centralità dell’analisi della scrittura per stabilire l’incapacità di intendere e volere, partendo proprio da una corretta anamnesi del soggetto. Con un caso pratico, in cui si sono osservate le caratteristiche di un testamento dal punto di vista grafologico, è stato messo in luce quanto, in caso di demenza, sia importante conoscere gli aspetti legati a tale condizione del soggetto scrivente; egli, infatti, tenderà a vergare un testamento meno ricco dal punto di vista quantitativo, per numero di parole scritte (sebbene non esista un numero minimo o massimo che definisca la quantità producibile da chi affetto dalla suddetta patologia) nonchè qualitativo, scegliendo parole meno complesse ed effettuando un numero di errori ortografici maggiori rispetto ad una persona sana. E’ dunque risultato evidente come, a fronte di un testamento  avente caratteristiche (grafiche e per stile) complesse, ma riferibile riferibile comunque al soggetto con acclarata patologia, si sia potuto decidere per incapacità dello stesso, in quanto, causa condizioni psicofisiche alterate non sarebbe stato in grado di produrre tale documento se non “aiutato”. Le conclusioni hanno stabilito quindi che, in caso di demenza il paziente sia facilmente soggetto a circonvezione, essendo incapace di intendere e volere.




Dopo una prima pausa, il convegno è ripreso con la relazione della Dott.sa D’Agostino, la quale ha portato in esame un caso pratico per sottolineare come, talvolta, ad una prima analisi l’apparenza possa ingannare anche l’occhio più esperto. Nel caso specifico, il testamento di una persona molto anziana risultava avere caratteristiche tutt’altro che assumibili ad una donna così in là negli anni,  nonostante le variabili soggettive, che spesso portano ad avere un importante divario tra età anagrafica ed età “grafica”. Rilevando, dunque, una scrittura estremamente  “giovane” si è proceduto ad un attento reperimento delle cartelle cliniche per poter stilare una corretta anamnesi della paziente, dichiarata affetta da demenza grave. Concludendo che non si potesse parlare di “mano guidata”, essendo nel tracciato assenti i principali segni che ne caratterizzano il caso, si è stabilito che il tracciato fosse stato vergato sotto dettatura, in quanto, rifacendosi a ad Ericsson, esso rimane buono anche in pazienti affetti da demenza.




Il Dott. Lorusso ha illustrato un caso esemplificativo ai fini di stabilire l’incapacità di intendere volere tramite l’analisi della scrittura. Nello specifico si è, andati ad esaminare il testamento dell’incapace, partendo sempre dal reperimento del materiale  clinico-anamnestico, con la collaborazione del medico legale,  per valutare l’evoluzione cognitiva imposta dalla malattia e le conseguenti alterazioni del tracciato grafico. Essendo risultato un quadro clinico fortemente compromesso, si è riscontrata altrettanta compromissione nella scrittura, sia testo che firma, che, tramite l’applicazione dell’IS, uno strumento validissimo ed obiettivo per analizzare la scrittura autografa secondo parametri specifici, è stata reputata appartenente ad un soggetto incapace di intendere e volere.




La relazione del Dott. Mulazzi ha portato in esame un caso pratico di Parkinson senza tremore, partendo dal presupposto che la malattia in questione porti, invece, tremori, dismetrie e asinergia riscontrabili nel tracciato grafico del paziente, nonchè la caratteristica micrografia. Lo scritto in esame, appartenente ad un soggetto giovane, aveva caratteristiche non assumibili alla patologia di cui dalle cartelle cliniche risultava essere affetto e questo per un “semplice” fattore importantissimo: la parziale regressione del Parkinson dovuta all’assunzione di terapia. E’ fondamentale quindi, non solo conoscere tutto il quadro clinico del paziente per non incorrere in errori durante l’analisi di scritture come quella del caso di specie, tralasciando particolari determinanti,  ma ampliare ulteriormente linee guida dell’ENFSI per evitare di aprire due binari nella stessa causa, dovuti a due punti di partenza differenti.




Un’interessante parentesi è stata aperta dal Dott. Vigliotti sulla correlazione tra BPCO, Broncopenumopatia cronica ostruttiva e complicazioni cerebrali. Con un caso pratico portato in esame si è aperta un’importante domanda sul possibile rapporto della malattia con la demenza di cui era affetto il paziente, il cui  tracciato grafico presentava forti destrutturazioni. Partendo dal presupposto che la broncopneumopatia comporti comorbilità e che il soggetto avesse diverse complicazioni di salute, tra cui due tumori, si è ritenuta più che plausibile la conclusione di incapacità totale per compromissione causata da traumi, vista l’evidente perdita di identità grafica. E’ stato sottolineato come già in base alla legge di Solange e Pellat si accettasse una teoria olistica, ripresa anche nel Convegno Nazionale SIGG (Società Italiana Gerontologia e Geriatria) del 1988,  circa “L’insufficienza respiratoria e demenza”.




Si è ripreso il convegno dopo il secondo intervallo, con il Dott. Raugei, che ha illustrato il testamento in casi di parkinsonismo vascolare. Questa patologia, che si manifesta prevalentemente in età avanzata, causa lesioni ischemiche ed interessa  gli arti inferiori, con assenza o rarità di tremore; relativamente alla scrittura, comporta micrografia. Si ha una forte variabilità individuale, riscontrabile anche nel tracciato grafico, che tende a regredire ad un’età infantile. Si è visto come l’ipnosi aiuti i malati di parkinsonismo vascolare, in quanto essi sperimentino a causa della stessa, una distorsione temporale che aiuta nella transipnosi. Nel caso di testamento, una scrittura sotto ipnosi, considerando che la PNL “trasformi il cervello in burro”,  può essere fortemente influenzata da un soggetto che detti il testo.




Il Dott. Magni ha invece portato in esame un caso di testamento olografo appartenente ad un paziente affetto da PSP,  Paralisi sopra-nucleare progressiva, patologia rara riscontrabile in pazienti anziani, che comporta agrafia parziale di tipo spaziale. Comportando anche problemi a livello lessicale, fonologico, ideatorio, in questi pazienti si riscontrano anche importanti aprassie, dunque, a livello grafologico vedremo scritture tendenzialmente in stampatello, orientate in maniera anomala, con sostituzioni di lettere e spazi non rispettati tra lettere e parole. Nel caso di specie, si è visto come il testamento “riferisse” di un’importante disgrafia della scrivente  per malattia neurodegenerativa.




Proseguendo, con il Dott. Rimoli, l’attenzione è passata ai disordini neurologici in seguito agli effetti collaterali dei farmaci. La Farmacovigilanza è l’insieme delle attività che contribuiscono alla tutela della salute pubblica, valutando il rapporto beneficio/rischio al fine di mantenere un equilibrio che non comporti eccessivi rischi post-assunzione. Le reazioni avverse al farmaco possono essere segnalate anche dal paziente, tramite il medico curante, che, seguendo una scala gerarchica, fa arrivare la segnalazione all’Agenzia del Farmaco.  Si è riscontrato, dunque, che alcune terapie causino disordini neurologici, con conseguenti tremori muscolari riscontrabili anche nel tracciato grafico, caratterizzato da importanti disgrafie. Risulta per cui  importante il corretto uso e funzionamento di questo network per far sì che eventuali farmaci, considerati rischiosi, vengano ritirati dal commercio, (generalmente si parla di antibiotici o chemioterapici, ma non solo) e, in sede di anamnesi, la presa visione delle cartelle cliniche per essere al corrente di eventuali  terapie assunte dallo scrivente.




L’intervento della Dott.ssa Buonanno e la Dott.ssa Mistrorigo ha invece fatto luce sul ruolo giocato dalle emozioni in ambito psicopatologico e grafopatologico del testamento, focalizzandosi sull’incapacità naturale, ossia quella condizione in cui si trova un soggetto non interdetto dichiarato incapace di intendere e volere per cause qualsiasi causa, anche transitoria, al momento di compiere un atto. In molti casi ci si deve rifare a parametri extragiuridici, in quanto si ha a che fare con anomalie psichiche di natura diversa con confini estremamente labili. Si consideri che nel penale la condanna è ridotta secondo l’Art.89 c.p.. L’emozione è dunque ciò che condiziona e guida l’individuo a raggiungere gli obbiettivi e, grazie all’intelligenza emotiva, egli la riconosce, discrimina, identifica e etichetta. E’ dunque necessaria consapevolezza sociale, autoregolazione, motivazione ed empatia, un quadro ampiamente riscontrabile dai segni grafologici, si pensi ad esempio al “Sinuosa”, segno del talento psicologico.  In risposta all’emozione si ha dunque: una valutazione cognitiva dello stimolo, attivazione fisiologica dell’organismo e le conseguenti emozioni non verbali, tra cui possiamo far rientrare anche la scrittura. Cosa succede, dunque, quando siamo in preda ad uno stato emotivo molto forte? Avviene il cosiddetto “sequesto dell’amigdala”, come ampiamente illustrato da Daniel Goleman nel libro “Intelligenza emotiva”, che spinge il soggetto ad una risposta comportamentale esagerata, sia essa attacco, fuga o fissità, facendo dimenticando tutto il resto. Un segno grafologico che ben ci descrive tale dinamica è l’Intozzata II modo, il segno dell’impressionabilità:  l’ispessimento del tratto in maniera quasi improvvisa, sopratutto se presente sopra media, ci racconta di una disfunzione, di un qualcosa che in noi è andato momentaneamente in tilt a causa del forte impatto generato dall’emozione.  Partendo proprio dall’analisi della scrittura, sono stati portati in esame due casi in cui, per  incapacità naturale, si è giunti ad un epilogo differente da quanto sarebbe stato altrimenti. Il primo è storico, ossia il processo Cifariello, scultore che in preda all’ira, nonchè al dolore,  uccise la moglie con cinque colpi di pistola, assolto poi per incapacità naturale - interessante notare come dai suoi scritti risultasse un Int.II 8/10 ! -. Il secondo riguarda l’annullamento di un testamento scritto in funzione delle spinte emotive che, causa precedenti faide familiari,  hanno portato  il testatore, anch’egli con una grafia caratterizzata da forte impressionabilità, a lasciare i propri beni in favore delle sorelle schieratesi dal suo stesso lato. La conclusione è, quindi, che grazie all’osservazione della scrittura si possa evitare che il suddetto stato di impressionabilità si reiteri nel tempo.




La Dott.ssa Aloia ha illustrato un interessante caso di testamento vergato da un giovane suicida ponendo all’attenzione dei presenti le variazioni della grafia, che, precedentemente alla decisione di togliersi la vita fosse specchio di un  disordine interiore e nell’ultimo scritto, in cui informa la famiglia delle sue intenzioni, riacquisti chiarezza, donata anche dall’uso dello stampatello, quest’ultimo indice dell’estrema necessità di farsi comprendere. Sappiamo che le cause del suicidio possano essere molte e che quest’ultimo venga valutato quale opzione risolutiva laddove non si vedano spiragli di luce nella propria vita. La domanda posta è se si possa prevenire anche grazie ad un’analisi attenta della grafia del potenziale suicida. La risposta ultima è sì: sebbene non esista il segno grafologico che lo identifichi, ci sono sindromi di segni che ne lasciano trasparire la possibile scelta a favore. Inoltre, l’analisi di una scrittura ha il pregio di non essere filtrato e condizionato da stati d’animo nonchè  di risultare genuino, scevro da “informazioni” provenienti da altri se non dallo scrivente stesso. E’ quindi importante prestare orecchio ai segnali che il tracciato grafico silentemente ci invia.




In ripresa, dopo il terzo ed ultimo intervallo vediamo l’intervento del Dott. Colaiuda con cui ha illustrato l’importanza delle moderne neuroscienze nella valutazione del medico legale in casi di incapacità a testare da parte dei malati psichiatrici. Il dovere del neuroscienziato, infatti, è quello di indirizzare correttamente e senza  bias cognitivi gli altri tecnici che si trovano ad analizzare un tracciato scritto. L’incapacità di testare è incapacità di autodeterminarsi e quindi si deve considerare l’intero quadro in cui si collocano testatore e beneficiario, focalizzando l’attenzione su eventuali patologie del primo, che possano averlo portato a vergare uno scritto non valido, come disturbi di personalità, malattie e anomalie psichiche, età estremamente avanzata etc... Risulta dunque importante produrre la prova di tale incapacità, tramite un’attenta analisi psicopatologica ed una relazione medico-legale dettagliata. Capire e dimostrare le cause di tale condizione è un passaggio determinante: si pensi ad un danno alla corteccia frontale che comporta con deficit a livello decisionale, la cosiddetta miopia o cecità per il futuro. Ne consegue che dall’analisi dello scritto si possano e si debbano cogliere aspetti relativi al vissuto ed al contesto dello scrivente.




Il Dott. Saladini ha presentato una relazione sulla capacità di intendere e volere in soggetti affetti da psicosi, una patologia devastante che  blocca la costruzione del se e che comporta un quadro clinico molto diverso tra paziente e paziente: come suggerisce l’epigenetica, le cause sono multi fattore. Risulta quindi  importante individuare sia la fase della malattia che le diverse sfaccettature della stessa; la realtà dice, comunque, che lo psicotico ha perso le coordinate, si pensi a coloro che soffrono del disturbo bipolare, siano soggetti  a paranoie o schizofrenia. Di queste patologie sappiamo siano espressioni sindromiche, con sintomi positivi e negativi che devono essere correttamente interpretati, ad esempio deliri e allucinazioni: ci si deve chiedere che tipo di delirio sia, quanto le allucinazioni invadano la vita quotidiana di chi ne soffre. Dunque, ci si deve anche domandare quanto tutto questo incida sulla capacità di testare, quindi, di autodeterminarsi. Riuscire a cogliere il momento in cui la psicosi si manifesti è fondamentale per poter aiutare correttamente il paziente e per far questo è necessario dimostrare che in quel determinato lasso di tempo egli abbia perso contatti con la realtà. Sono casi difficili da trattare a causa della poliedricità propria della patologia in esame,  ma si manifestano comunque alcuni sintomi identificativi importanti: uno di questi è l’appiattimento dell’affettività, chiaro indice di quanto il paziente sia scollegato da ciò che lo circondi. E’ necessario un percorso valutativo, seguendo i criteri indicati dal DSM-5 per assicurare una corretta diagnosi tramite esami obbiettivi di tipo neurologico e della psiche con batterie di test, nonchè esami strumentali, quali EEG, TAC, RM.  Riuscire, quindi, ad arrivare a conclusioni corrette rispetto alla patologia, vuol dire poter interpretare correttamente anche il tracciato grafico del soggetto psicotico.






In chiusura, l’intervento del Dott. Tarantino ha portato all’attenzione un caso pratico di testamento redatto da uno psicotico, considerato falso per forti discordanze. Il fulcro del discorso è costituto dall’importanza del procedere nella consulenza grafologica come se si stesse componendo un mosaico: ogni tessera deve combaciare perfettamente. Nel caso di specie il soggetto assumeva un farmaco, il Risperdal, per un Parkinson iatrogeno con bradicinesia. Di fatto, si è slatentizzata una psicosi con inevitabili ripercussioni sulla grafia, la quale deve essere analizzata vagliando la compatibilità con le terapie assunte. Da qui, ancora una volta, la “raccomandazione” di lavorare sempre in equipe, di rivolgersi a chi ha le adeguate competenze per poter stilare anche un dettagliato quadro clinico  del soggetto scrivente e di porsi sempre molte domande durante lo svolgimento del proprio lavoro per poterlo svolgere nella migliore maniera possibile e nel rispetto di tutti, in primis del paziente.


Serena Giacobone

 

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