Il caso di Ettore Majorana


Pubblicata il 08-07-2022

Ettore Majorana (Catania 1906 – scomparso nel marzo del 1938) genio precoce e fisico italiano di fama internazionale, si occupò di fisica atomica, molecolare, nucleare e delle particelle elementari, dando enormi contributi in ognuno di questi ambiti. Entrò a far parte del gruppo dei “ragazzi di via Panisperna” dopo essere passato dal corso di ingegneria, cui si iscrisse nel 1923, a quello di fisica nel 1928 su suggerimento di Orso Mario Corbino; si laureò nel 1929 con Enrico Fermi con la tesi “La teoria quantistica dei nuclei radioattivi”.

Sebbene la sua vita sia stata purtroppo breve e molto travagliata, abbiamo molti scritti da cui poter provare a trarre conclusioni grafologicamente valide.

Sappiamo che nel 1932 chiese libera docenza e che solo nel 1937 Enrico Fermi gli assegnò la cattedra di Fisica teorica all’Università di Napoli.

Il 25 marzo 1938 scrisse due lettere di addio, una per Antonio Carrelli, Direttore dell’istituto di Fisica, l’altra indirizzata alla famiglia e il giorno stesso si imbarcò  su una nave diretta a Palermo, ma, al contrario di quanto comunicato in entrambi le missive, non si ucciderà alle 23:00. Il 26, di fatti, ritornando sui propri passi scrive nuovamente a Carrelli, si imbarcò il giorno successivo, 27 marzo e da allora non si seppe più nulla. Molte furono le ipotesi e ci fu anche la testimonianza del compagno di cabina secondo cui Majorana sarebbe stato visto per l’ultima volta sul ponte della nave.



Enrico Fermi scriverà a Mussolini per il ritrovamento e nel 1939 fu chiuso il caso: le voci raccontavano che si sarebbe suicidato per non vedere la realizzazione della bomba atomica.

Negli  anni a seguire ci furono diverse testimonianze secondo cui avrebbe trovato rifugio presso la Certosa,  poi nel 1955 si aprì la pista tedesca che ipotizzava il rapimento; nel 1973 Paolo Borsellino indagò sul caso Lipari, un senza tetto che si diceva essere Ettore Majorana, ma emergeva incompatibilità a seguito delle rilevazioni dattiloscopiche dei due, oltre ad avere firme differenti. Nel 1939  un articolo redatto da Francesco Guerra e Nadia Robotti, “Il dossier Majorana” e pubblicato sui “Quaderni di Storia della Fisica”, Numero 24, propose una ricostruzione dell’attività dello scienziato nel ventaglio di tempo che va dal 1933 al 1939,  anno cui si fece risalire la morte dopo la sua scomparsa. I fratelli, infatti, “chiusero” il caso per suicidio dopo 28 anni dalla morte di Ettore Majorana.

La scrittura cosa ci dice in tutto questo? Che c’era grossa ambivalenza: Ettore Majorana cercava rifugio e sicurezza nella fuga, anche perché, forse, vittima di pregiudizio, in quanto considerato personalità deviante perché omosessuale. Uno dei segni che appare subito evidente è il calibro piccolo, indicativo di una possibile e potenziale depressione da parte di chi lo manifesta nella propria grafia, ma anche altri segni dicevano molto: l’Intozzata II modo, il pendente, lo slanciata… Come spesso accade, il tracciato grafico può raccontarci aspetti che non sempre appaiono nitidi se osservati con altre “lenti”.

 

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